Ciao, avid readers! Questo libro è stata la mia lettura preferita del mese scorso e si tratta di una raccolta di discorsi di Vonnegut, dove utilizza molte metafore e riferimenti alla cultura americana, utilizzando un linguaggio semplice e diretto proprio come nei suoi libri, rivolgendosi agli ascoltatori come loro pari, cercando di spronare il suo pubblico e farli riflettere su alcuni temi che riporta spesso nei vari discorsi.
Vi avverto già che sarà una recensione lunga, ma ci sono così tante cose da dire riguardo Vonnegut, tanti temi da affrontare che non potevo tagliare alcune parti, quindi spero la leggerete fino in fondo, mi farebbe molto piacere!
Vi avverto già che sarà una recensione lunga, ma ci sono così tante cose da dire riguardo Vonnegut, tanti temi da affrontare che non potevo tagliare alcune parti, quindi spero la leggerete fino in fondo, mi farebbe molto piacere!
Editore: Minimum Fax
Genere: Nonfiction, Antologia
Nelle università americane il commencement speech è il discorso tenuto al termine dell’anno accademico ai laureandi da una personalità di spicco del mondo della cultura o della politica. Negli ultimi anni, i discorsi agli studenti di scrittori come David Foster Wallace (Questa è l’acqua) e George Saunders (L’egoismo è inutile) sono diventati grazie al passaparola dei veri oggetti di culto, per gli studenti e non solo. Questo volume raccoglie quindici discorsi (di cui sei inediti) tenuti da Kurt Vonnegut fra il 1978 e il 2004 e si propone come una piccola summa del pensiero di un maestro geniale e irriverente della letteratura del Novecento.Fra aforismi, ricordi, aneddoti, riflessioni, i discorsi di Vonnegut brillano dello stesso spirito vivace e irriverente che anima la sua narrativa: mai predicatorio, mai consolatorio, ma capace di sferrare attacchi frontali allo status quo, cantare inni alla libertà e alla creatività dell’essere umano, spiazzare e divertire con il suo humour dissacrante, Kurt Vonnegut ci parla ancora, a qualche anno dalla morte, con una voce modernissima e utile a leggere il mondo in maniera critica e potenzialmente rivoluzionaria.
Vonnegut era uno scrittore contemporaneo molto acclamato, anche se criticato per il linguaggio semplice usato in tutti i suoi libri, fattore derivante da anni di giornalismo che gli hanno permesso di scrivere in modo così diretto e coinvolgere intere platee. Per sette anni ha frequentato l'università senza riuscire a laurearsi a causa della tesi, eppure è diventato uno scrittore e oratore famoso e richiesto, sebbene censurato proprio a causa delle sue idee e giudizi espressi. Quindi nonostante i discorsi raccolti siano quasi tutti per neolaureati, Vonnegut racconta anche una verità incontrastata: alcune delle persone più stimate al mondo, come Carl Sandburg e Abraham Lincoln da lui riportati, non siano laureati, e con arguzia afferma anche quanto in realtà bisognerebbe fidarsi più di questa tipologia di persone che chi dall'alto con le loro cariche alto sonanti infangano la storia e manipolano la gente. Un bel paradosso in quanto come oratore è stato ricercato e chiamato spesso proprio dalle università, ma è anche ciò che ho apprezzato dall'inizio alla fine di questo scrittore: la verità del suo pensiero, senza false credenze e frasi di circostanza.
Quando le cose vanno bene e tutto fila liscio, fermatevi un attimo, per favore, e dite a voce alta: "Cosa c'è di più bello di questo?"
Nel primo discorso riportato nel libro uno dei primi quesiti con cui ci confrontiamo sono le accuse rivolte ai giovani americani nel 1978, le medesime che spesso ci vengono rivolte oggi, tra cui l'apatia di cui siamo continuamente accusati. Questo fa riflettere su quanto i giudizi siano un circolo vizioso che si ripetono in ogni generazione, sempre i soliti pregiudizi verso ogni nuova generazione che deve fare i suoi primi passi e sbagli in questo mondo. Vonnegut fa riferimento all'apatia come una presa di posizione contro l'odio, un sentimento fin troppo presente e motivazionale in un modo del tutto errato, e questa nuova visione che l'autore fornisce mi ha fatto riflettere su quanto effettivamente molto spesso il punto di partenza di qualsiasi avvenimento sia un sentimento così cupo e corrosivo, ma allo stesso tempo l'apatia che tanto disprezziamo non sia poi sinonimo di buono a nulla, indifferenza, lo stesso Vonnegut ci fornisce questa alternativa come una contrapposizione dell'odio. Ma può essere l'apatia il contrario dell'odio? Questa è una visione molto estrema che porta a tantissime ipotesi, poi è molto soggettiva l'interpretazione che ognuno di noi vuole dare a queste spiegazioni.
Un'altra riflessione importante dell'autore riguarda il rito di passaggio all'età adulta che si vuole simboleggiare con traguardi come la laurea, ma abbiamo davvero bisogno di questo per essere definiti e trattati come adulti?! Non lo siamo a priori di qualsiasi avvenimento?! Vonnegut chiarisce che se proprio si ha bisogno di un rito di passaggio, questo non è definito dagli eventi circostanti che ci definiscono tali, e non potrei essere più d'accordo! Quante volte è capitato nella vita di qualsiasi persona riuscire a raggiungere una definizione come donna o uomo o qualsiasi altro appellativo, solo dopo un traguardo puramente figurativo? Purtroppo molto spesso.
Nei vari discorsi proposti in questa raccolta, l'autore sprona i neolaureati a reagire, non fermarsi all'apparenza di un problema in questa società sempre più solitaria, non affidarsi alla tecnologia ma tenere tra le mani un libro, uno dei beni più preziosi, e questo ci porta ad uno dei temi più volte rimarcati da Vonnegut: la comunità, un grande aiuto per il nostro spirito e un suo grande valore che ha perseguito per tutta la vita. Il tema della solitudine è spezzettato in tante argomentazioni, l'insegnamento che ho avvertito è un monito riguardo il futuro per tutti i giovani e il tipo di società in cui viviamo, dove l'isolamento fa da teatro e uccide il nostro spirito e la socialità.
Io provo e penso più o meno quello che provi e pensi tu, mi stanno a cuore molte delle cose che stanno a cuore anche a te, anche se la maggioranza della gente se ne frega. Non sei solo.
In ogni discorso inserisce citazioni di grandi intellettuali, spesso si rifà alla Bibbia e ai suoi racconti, sebbene lui non sia credente, e in uno in particolare parla dell'importanza della musica, definita Vonnegut: "La musica resterà sempre una cosa meravigliosa" a priori di tutto, e ho amato ogni singola parola perché tengo in grande considerazione la musica in ogni attimo della mia vita.
Una frase mi ha colpita molto: "Soffriamo di una carenza culturale a cui possiamo porre rimedio", e sono stata molto a riflettere su queste sue parole collegandole a qualche vicenda attuale. Spesso diamo per scontato quanto l'ignoranza non sia più rimediabile, è ovvio che ci sono questioni a cui mettiamo un punto senza pensare ad una soluzione, invece messa in questi termini ci dovremo porre la domanda su come risolvere ogni problema, come porre la cultura su un piano accessibile, rimediare alle nostre mancanze.
Uno dei tanti pregi di Vonnegut che ho apprezzato maggiornamente è cercare di mettersi al pari di chiunque, non pretende di insegnare una filosofia di vita solo perché più anziano, è come qualsiasi altro essere umano in vita in quel momento, per lui non esistono "vecchi tempi" ma solo "un tempo" ed è il presente, non ha segreti sull'universo da svelare, non è possibile farlo vivendo solo una vita, siamo di passaggio e ciò di cui dobbiamo preoccuparci è lasciare un segno in questo mondo che ogni giorno distruggiamo pezzo dopo pezzo. Quindi "Cosa c'è di più bello di questo?", del presente, del preciso attimo che stiamo vivendo?
Non abbandonate mai i libri. È così piacevole tenerli in mano, con il loro peso cordiale. [...] Anche un cervello da quattro soldi sa che i libri ci fanno bene.
Attraverso l'arte Vonnegut critica aspramente il governo, usa questa metafora come metro di paragone e giudizio per mettere in luce la società americana corrotta. Gli esempi lampanti sono i vari presidenti americani, un bel modo per ribadire il vecchio detto predica bene e razzola male, tant'è vero che mi sono chiesta quale sarebbe stato il suo discorso post elezioni di Trump, di sicuro arguto e ricco di sarcasmo. Il punto che ho avvertito e a cui penso aspirasse Vonnegut con il discorso è un po' come: bene, questo è il nostro sistema, lo sappiamo, lo conosciamo, ma allora perché continua ad essere così? Come mai non lo cambiamo, non ci ribelliamo? Come sempre si possono applicare queste domande teoriche a qualsiasi decennio e situazione, compreso il nostro presente. Eppure questo non succede, e per Vonnegut non può capitare finché non ci sarà un popolo unito, vi è ancora pregiudizio verso il prossimo, il diverso e le etnie (lui le chiama razze ma ho sempre detestato questa parola!). Ancora un tema attuale, non pensate? E questo è uno dei tanti discorsi di decenni fa, precisamente risale al 1972! Il discorso tenuto voleva essere anche un'invettiva contro la guerra, uno spreco di soldi presi direttamente dalle nostre tasche per potere, quando invece potrebbero essere impiegati in modi nobili, e anche qui un altro tema attuale. Il filo conduttore dei discorsi è sempre la critica verso il governo americano che resta in sottofondo, agli uomini di potere e alla nostra impasse. Vonnegut cerca di rimarcare il semplice dato di fatto che la conoscenza è la chiave di tutto, la ribellione a ciò che ci viene imposto trasmette a noi il potere di fare qualcosa di significativo.
Uno dei miei discorsi preferiti risale al 1996 tenuto alla Butler University di Indianopolis, ed è anche un po' il momento in cui viene dato il nome a questa raccolta. Dal titolo pensiamo subito ad un libro stile self help e se ci pensiamo in parte lo è, ma è anche un modo per dare voce a temi sia passati che attuali, problemi che continuiamo a portarci dietro generazione dopo generazione. Sottolinea anche l'importanza di godersi il momento, essere felici delle cose semplici, i fatti quotidiani, non sprecare tempo a pensare di voler essere felici senza esserlo, la felicità è un bene inestimabile, non richiede nulla se non godersi l'attimo, che sia una laurea o qualsiasi altro caso. Essere felici è una nostra responsabilità, come lo è rendere il pianeta un posto migliore.
Rendetevi conto di quanto siete felici, e sappiate riconoscere quando avete abbastanza.
Come avrete capito dopo questa lunghissima recensione (se siete arrivati fino a qui grazie, grazie, grazie!) questo libro mi ha fatto riflettere su tanti temi, ma ancora di più ho potuto apprezzare il libro grazie alla cura che la casa editrice Minimum Fax ha messo nel libro sia in fase di traduzione che di editing, nonché i meriti posti a fine libro. Questa CE è un esempio per moltissime altre che dovrebbero solo imparare dal lavoro magnifico fatto, i libri così ben curati fanno tutta un'altra impressione e possono influenzare la nostra opinione, anche se il libro in sé è già ottimo!
Quindi, readers, vi consiglio caldamente questo libro, soprattutto se siete neolaureati perché c'è molto su cui ragionare, Vonnegut è stato un oratore così grande e coinvolgente da riuscire a catturare pagina dopo pagina, e spero davvero di aver reso al meglio le mie impressioni e il mio pensiero riguardo questa raccolta, anche se ovviamente si avvertono sempre insegnamenti soggettivi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, readers, ci tengo molto alle vostre impressioni!
Un abbraccio!
Un abbraccio!
Nono sono ancora riuscita a leggerlo, nonostante lo punti da una vita! Sono molto contenta che ti sia piaciuto e spero di riuscire a rimediare e metterci le mani sopra, perché ora sono ancora più curiosa!!!! :)
RispondiEliminaSia, leggilo, è davvero straordinario *^*
EliminaNon lo voglio leggere no ci tengo
RispondiEliminaFa cagare al cazzo
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